DIAGNOSI E TERAPIA

Tumore della Prostata

Il tumore della prostata è il tumore più diffuso nella popolazione maschile, raggiungendo il 20 % di tutti i tumori diagnosticati nell’uomo. Nonostante la sua incidenza sia elevata, la malattia ha un tasso di sopravvivenza a 5 anni superiore al 95%.

La sintomatologia in genere è silente fino a che la crescita del tumore non provochi ematuria e/o ostruzione con dolore.

La diagnosi è suggerita dalla clinica, con la sintomatologia e l’esplorazione rettale che permette di apprezzare eventuali noduli; laboratoristica con il dosaggio del PSA e strumentale. Quest’ultima avviene attraverso la Risonanza Magnetica Multiparametrica, esame di imaging che permette di identificare eventuali aree sospette e mediante la biopsia, esame dirimente che determina la diagnosi definitiva.


Il carcinoma prostatico localizzato può essere trattato in base alla classe di rischio, mediante:

  • Chirurgia (prostatectomia radicale)
  • Sorveglianza attiva
  • Radioterapia
  • Terapia Ormonale
  • Chemioterapia

Trattamenti



Chirurgia

La chirurgia è il trattamento più diffuso nei casi di tumore circoscritto alla prostata. Consiste nell’asportazione dell’intera ghiandola e delle vescichette seminali e successivamente nell’anastomosi di uretra e vescica. 

La Prostatectomia radicale Robot-Assisted prevede l’esecuzione dell’intervento attraverso l’aiuto di un Robot (Da Vinci) ed in particolare si esegue mediante strumenti introdotti attraverso piccoli fori sull’addome ed una telecamera che trasmette le immagini in diretta su una console controllata dal chirurgo e su altri schermi in sala operatoria. La tecnica robotica permette, grazie all’ingrandimento delle immagini e alla maggiore precisione, un miglior risultato in termini di precisione e radicalità oncologica, riducendo inoltre eventuali complicanze intra e post-operatorie.

Al termine dell’operazione vengono posizionati un catetere vescicale, che viene rimosso solitamente a circa 7-14 giorni dall’intervento assieme ai punti di sutura delle ferite chirurgiche ed un drenaggio, se necessario, rimosso in prima o seconda giornata postoperatoria.

In seguito alla rimozione del catetere vescicale, affinché la continenza urinaria sia ottimale, vengono illustrati al paziente degli esercizi di riabilitazione del pavimento pelvico.

In base al grado di malattia possono essere preservati i fasci vascolo-nervosi deputati a mantenere l’erezione spontanea (prostatectomia “nerve sparing) o con supporto farmacologico. In caso non fosse possibile preservare tali strutture, viene fornita al paziente la possibilità di un percorso riabilitativo andrologico.

L’asportazione completa della prostata e delle vescichette seminali comporta in ogni caso la perdita dell’eiaculazione e dunque determina infertilità (potrà comunque essere preventivamente concordata con lo Specialista la crioconservazione del proprio liquido seminale).



  1. SORVEGLIANZA ATTIVA
    È un approccio conservativo che consiste nel dosaggio periodico del PSA, nell’esecuzione di esami di imaging ed eventualmente ripetizione della biopsia con una cadenza ben specifica.

  2. RADIOTERAPIA
    La radioterapia si basa sulla somministrazione di radiazioni ionizzanti ad elevata energia volte a distruggere le cellule concerose. Il trattamento si pianifica mediante una TC di centraggio durante la quale vengono eseguiti dei piccoli tatuaggi sulla cute, utili per permettere un corretto posizionamento del paziente nelle sedute di trattamento.

    La radioterapia può essere usata come trattamento di prima scelta con l’obiettivo di eradicare la malattia ed eventuali metastasi pelviche o come terapia di salvataggio in paziente già sottoposti a chirurgia ma con fattori di rischio per recidiva o evidenza di progressione biochimica.

    Nei casi di paziente con diagnosi di tumore alla prostata metastatico, la radioterapia eseguita sul tumore primitivo permette un maggior controllo ed un miglioramento della sopravvivenza.

  3. TERAPIA ORMONALE
    La terapia ormonale è riservata ai casi di tumore prostatico ad alto rischio (stadio avanzato), da sola o in associazione ad altre terapie. Essa determina una riduzione dei livelli di testosterone, ormone responsabile della crescita del carcinoma prostatico, determinandone così un blocco a livello delle cellule neoplastiche e rallentandone la crescita.

  4. CHEMIOTERAPIA
    La chemioterapia si riserva ai pazienti che sviluppano resistenza alla terapia ormonale o in altri casi attentamente selezionati dallo Specialista.